BAR 90 (official video) # POE3 IS NOT DEAD, act 3
Bar 90 è la canzone che chiude il LIFE e, in un certo senso ne diventa sintesi luminosa, ‘rinascimento’ quotidiano, ‘visione d’insieme del caos’.
Il video, dichiaratamente ispirato alla scena della candela in Nostalghia di A. Tarkovskij, riporta proprio questa visione in forma d’azione, ripresa in un unico piano sequenza dal regista Augustin Cornejo, la cui camera accompagna il protagonista (io) in un attraversamento, quasi danzato, da un capo all’altro della linea di centrocampo di uno stadio (quello assai simbolico del Centro Storico Lebowski).
Entrambi complici, nel proteggere una candela accesa e nel traghettarla poi in quel passaggio del giorno in cui la luce si spegne dietro le montagne, quando a illuminare la via rimane solo quella fragile fiammella sempre in balia degli eventi, ordinari e straordinari del vivere quotidiano… proprio come quel ‘rinascimento’ di cui parla la canzone: disincantato, eppure incandescente.

→ M.P.



MA QUAND’È CHE SI RICOMINCIA DA CAPO? (official video) # POE3 IS NOT DEAD, act 3
Questa è una canzone-documentario. Purtroppo e per fortuna, mai momento storico fu così propizio per questa canzone, le cui immagini si assumono tutta la responsabilità emotiva di documentarla e sognarla.

→ M.P.



NELLA GIUNGLA (official video) # POE3 IS NOT DEAD, act 3
Ho messo insieme una serie infinita di gif, partendo sempre da uno scatto, lavorandole con una tecnica assai rudimentale d’animazione. In seguito, ho affidato tutto il materiale a Samuell Calvisi (il graphic designer con cui lavoro da anni e che ha curato tutto il progetto di “LIFE) che lo ha montato mischiando e giocando spesso con i possibili vari formati, quasi mai a tutto schermo, creando così una specie di viaggio orizzontale in avanti, dentro e fuori le mie immagini-Matrioska.

→ M.P.



LIFE (teaser) # POE3 IS NOT DEAD, act 3
LIFE: è quella delle persone che vivono tutti i giorni, nonostante questo sentore di assurdo e irrisolto che ci ronza nelle orecchie, tanto alla fine ci si abitua, ci si abitua a tutto pur di continuare a vivere, al dolore al piacere alle montagne russe dei sentimenti alle vincite alle perdite alle paure alle temperature alla nostra ombra, persino alla ruota del destino quotidiano ci si abitua, pur di non mollare e farci su un altro giretto… come fosse per sempre…

→ M.P.



I Passi Della Cometa – Marco Parente suona Dino Campana (un soundwalking) # POE3 IS NOT DEAD, act 2
Dino Campana era un punk!
La sua poesia incorruttibile!
Di sicuro non era un matto, non quando componeva versi. Versi che oggi avrebbe sicuramente cantato, perché naturalmente impregnati di ritmo e melodia.
Era dunque prevedibile che nel ‘Paesaggio sonoro’ avrei trovato la chiave d’accesso al ‘panorama scheletrico del mondo’ Campaniano.
Componendo una partitura originale, di getto inaspettato: in cui i passi scandiscono il movimento, ritmico delle parole da un lato, melodico a strati dall’altro, proprio come l’acqua e il vento della ‘sanità delle prime cose’. E come nella poesia di Campana i versi camminano verticali e la prosa orizzontale, così nella partitura musicale
il ritmo procede teso in un senso di marcia ossessiva e la melodia distesa come l’acqua nel torrente e il vento/usignolo ‘tra i rami del noce’.
Nel finale il ‘Paesaggio’ si fa umano e gli strati di roccia su strati di suoni raccontano una storia primordiale, struggente dell’ultimo Natale di Dino e il Bambino del presepe
…Dino e il Bambino si sorridono e consumano il loro primo e ultimo più lungo giorno, come una cometa, che del Poeta annuncia l’avvento.
‘…perché poeti si nasce, e modestamente Campana lo nacque’.

→ M.P.


(clicca sulla copertina per ascoltare su Spotify)

American Buffet (un disco-metraggio per non adulti) # POE3 IS NOT DEAD, act 1
Salve mi chiamo Buly Pank, ‘American Buffet’ è il mio primo disco, l’ho composto di sera di nascosto a Marco Parente, però con il suo soprannome a 13 anni. Un disco pensando all’ America, questo grande Film dove abbuffarsi, masticare bene ed infine risputare tutto in (lingua) finto-americano. In fondo loro ci hanno colonizzato l’inconscio,, allora perchè non giocarci su a ‘Cortocircuiti culturali’ e a ‘Grande truffa rock’n’roll’.
Perché proprio l’America? Perché l’esempio più giovane di decadenza, dunque ancora di notevole fascino e ispirazione per un ragazzino come me.

→ B.P.



 

Ecco come promesso, anche il secondo dvd: “Il rumore dei libri” (Mescal, 2006)
Nella performance alla storica Casa 139 di Milano. Sul palco con me c’erano Enrico Gabrielli, Massimo Fantoni, alla lamiera Dario Buccino e a muovere i fili in regia Giacomo Fiorenza.
“Il rumore dei libri fu un primo tentativo di mettere in scena la voce delle parole al posto del loro significato. Per questo l’uso così strumentale sul palco di ogni oggetto, svestito della propria funzione originale al fine di produrre suono, come una sedia o lo stesso libro. Poi c’erano dei vecchi registratori a cassetta, che azionati invocavano la voce di poeti sonori, quelli dell’archivio Baobab.
Se ripenso a Il rumore dei libri oggi, l’unica definizione che mi viene in mente è: ‘Pura performance d’artigianato!’

→ M.P.



Nel 2006 con la Mescal pubblicai il doppio dvd: ‘Neve Ridens un giorno’ e ‘Il rumore dei libri’.
Per coincidenze storiche e per la difficile veicolazione del formato, credo che in pochi siano riusciti a vederli.
Li ricordo entrambi come imprese a metà tra il titanico e il Don Chisciottesco, eppure, grazie soprattutto alla pazienza dei tanti Sancho Panza e Ronzinante, l’impresa riuscì e tutti i suoi frutti raccolti e messi al sicuro proprio qui dentro.
E da oggi, sperando di far cosa gradita, sul mio sito e sul canale YouTube di Blackcandy Produzioni, li potrete vedere integralmente, prima ‘Neve Ridens un giorno’ e a breve distanza ‘Il rumore dei libri’.
Un abbraccio balsamico e buona visione a tutti.

→ M.P.